mercoledì 29 ottobre 2014

L'acquolina di Sanremo ce la racconta Claudio Di Giammarco


Perchè Sanremo è Sanremo e Cotti e Suonati lo rappresenta molto bene. uno è cotto a puntino quando è innamorato ed è suonato quando la follia prende il sopravvento... caratteristiche che abbiamo incontrato in tanti giovani artisti che attraverso Area Sanremo,  il concorso dedicato ai giovani dai 16 ai 36 anni che desiderano partecipare al Festival di Sanremo, stanno preparando le ricette del loro futuro artistico.
  
Ho pensato che per molti di loro il sogno è racchiuso in sette lettere che compongono la parola SANREMO. 
E dopo Chiara Ragnini, stavolta faremo una sorta di spelling della parola SANREMO con Claudio Di Giammarco, classe 1979, nato e cresciuto in Venezuela. La sua storia musicale inizia molto presto, all’età di 8 anni nella scuola dove studia a Caracas (Colegio Santiago de Leòn de Caracas). All’età di 12 anni vince il premio come seconda miglior voce della scuola e nel 1996 partecipa a tre diversi Festival del folklore natalizio Venezuelano insieme al complesso della scuola, salendo sempre sul podio. Inizia così un'intensa attività di live fra locali, Festival e anche partecipazioni televisive fino al 2003 quando si trasferisce in Italia. Dopo qualche anno di pausa nel 2011 compone due canzoni ed arriva al Festival di Saint Vincent dello stesso anno. Partecipa anche lui ad Area Sanremo con un brano scritto da lui che si intitola Lo Chiamiamo Amore.

Claudio ci dice...

S come Suoni che vengono dalla natura così come dagli strumenti che nell’insieme fanno la musica, e così come accade nella natura, la musica è un arte che va coltivata.
A come Arepa un piatto tipico del Venezuela dove la creatività nella sua preparazione non manca mai. L’Arepa è una specie di focaccina fatta con la farina di mais precotta e può essere riempita con tutto quello che si vuole. In Venezuela ad esempio c’è l’Arepa Reina Pepiada (che vedete in foto ndr.) dove dentro ci troviamo pollo, aglio, cipolla, avocado, maionese, olio di oliva, sale e pepe. Un mix di gusti che dentro il palato puoi assaporarli tutti.
N come Nostalgia quella che non manca mai. Nostalgia per il paese che mi ha visto nascere e che mi ha ospitato per 24 anni della mia vita.
R come Romantico una parola che mi descrivo molto bene anche nelle mie canzoni e anche nei miei sogni; uno di quei sogni è innamorare la gente con la mia musica è, in un certo qual modo, poter far dire attraverso le mie canzoni quello che non riusciresti a dire alla persona che ti piace con le tue parole.
E come Elettrizzante: un’emozione che vorrei sentissero tutti attraverso la mia musica
M come Mare questa immensità che per me è stato sempre un’ispirazione, la tranquillità, il suono delle onde ed il profumo del sale.
O come Obiettivo quello che bisogna sempre avere per sapere dove vogliamo arrivare e cosa vogliamo fare. Il mio obiettivo attuale? Penso sia scontato raccontarlo.



E noi rispondiamo così...

S come Sanremo, alla fine puoi trovargli mille sinonimi e significati, ma è Sanremo quella cosa lì che tutti gli artisti sognano e sperano. Anche chi poi lo snobba. 
A come Acquolina, quella che ci ha fatto venire Claudio proponendoci sapori oltreoceano.
N come Nome e lui ce l'ha sia nel nome che nel cognome, un tipo apparentemente timido ma confidenziale, un buon amico insomma! 
R come Reina Pepiada, questa ricetta che ci ha preso per la gola e vi proponiamo anche un video, che abbiamo trovato, in sinergia con questo blog, perchè accompagnato da una bella musica!



E come Entusiasmo. Claudio si è trasferito da Caracas al Piemonte, ha cambiato terra e vita, ma non ha perso l'entusiasmo per cominciare di nuovo e ancora.
M come Modugno, il cantautore conosciuto in tutto il mondo e Claudio ha inciso una meravigliosa Maravilloso, interpretando in spagnolo una delle canzoni più incisive di Mimmo (sempre con la M).
O come Ovest, da dove arriva lui. La terra venezuelana ricca di tradizioni e passioni che lui racconta fra le righe in ogni sua canzone.

Perchè Sanremo prende per la gola! In bocca al lupo Claudio!

Nadia Macrì

giovedì 23 ottobre 2014

S come Sanremo o come soffritto? Ce lo svelerà Chiara Ragnini



Perchè Sanremo è Sanremo, si sa, sinonimo di tutto e di più! A slogan la rai è messa bene senza dubbio e nel palinsesto tanti sono i programmi di musica e cucina, o meglio tante sono le energie spese (e/o le spese energiche) di mamma rai per la settimana del Festival di Sanremo e tante sono le trasmissioni che raccontano piatti e soffritti!


E allora travolta dall'entusiamo di Area Sanremo,  il concorso dedicato ai giovani dai 16 ai 36 anni che desiderano partecipare al Festival di Sanremo, che ha avuto inizio con i corsi formativi lo scorso week-end, ho pensato a come coinvolgere questi giovani carichi di sogni (io ho superato i 36 anni quindi posso parlare di giovani riferendomi a loro!) in questo nuovo blog che fra metafore, provocazioni e ricette cerca di raccontare gli artisti. 
Ho pensato che per molti di loro il sogno è racchiuso in sette lettere che compongono la parola SANREMO. 
Ho provato a chiedere di fare una sorta di spelling per Cotti e Suonati.


La prima artista che giocherà in cucina con noi, mentre in sottofondo va la sua musica è Chiara Ragnini, genovese adottata imperiese. Cantautrice, vincitrice del Premio Lunezia 2014 fra le Nuove Proposte - Autori di Testo, vincitrice del Premio InediTO Colline di Torino 2014 e del Premio Donida 2011. 



Chiara ci dice...

S come Soffritto, che nei miei piatti non manca mai: di rosmarino e aglio, per il coniglio alla ligure; di carote, sedano e cipolle per le seppie in umido con i piselli.
A come Avventura, perchè la musica è ricerca, di se stessi verso luoghi e immagini nuove e inesplorate, senza paura.
N come Nonrinunciaremaiaituoisogni: bisogna resistere alle intemperie della vita, rimboccarsi le maniche per rialzarsi dopo ogni caduta e puntare sempre a dare il massimo per ottenere il massimo
R come Ragno, perchè è un animale che amo e che mi ha sempre portato tanta fortuna. Non uccideteli se li trovate sul vostro cammino, sono piccoli compagni di vita che vanno rispettati.
E come Emozione, la linfa vitale che va sempre alimentata e ricercata, nel bene e nel male, nella gioia e nel dolore
M come Macarons, perchè mi piacerebbe imparare a cucinarli, li adoro! 
O come Occasione, che va inseguita col fiatone per non perderla e creata con le nostre mani se non la incontriamo sulla nostra strada.



E noi rispondiamo così...

S come Soffritto, quello di cipolle rigorosamente rosse di Tropea per il ragù della domenica mattina che ti accompagna col suo profumo camminando per strada nei paesini del sud.
A come Area Sanremo l'avventura che in questi giorni ha iniziato Chiara "perchè la musica è ricerca, di se stessi verso luoghi e immagini nuove e inesplorate, senza paura"(citazione!).
N come Nadia, sì io che ho conosciuto Chiara intervistandola 3 anni fa per una trasmissione radiofonica e - per una botta di fortuna - quella trasmissione fu seguita da un pezzo grosso del giornalismo italiano che mi disse di andare avanti nel campo musicale, perchè sia io che Chiara avremmo fatto cose belle. Ah! Le profezie!
R come Rose, quelle del suo Il Giardino di Rose. Il primo disco tutto in italiano della cantautrice, volutamente registrato in chiave acustica, con la volontà di riprodurre le calde atmosfere di un vero e proprio live.
E come Esecutore. Chiara è figlia di quel cantautorato genovese, con la capacità di portare nel migliore dei modi la propria creazione al pubblico, non tralasciando nulla.
M come Michele Monina, ideatore del progetto Anatomia Femminile 2.0, una compilation, ma non solo, che ha coinvolto 50 cantautrici che cantano il corpo al femminile. Uno di quei progetti che meriterebbe di entrare anche nelle scuole per la sua completezza e la capacità di unire l'arte in tutte le sue forme al corpo femminile (e anche alle sue forme!). Chiara partecipa con il brano Il lato più bello di me. 
O come Opportunità, come quando Chiara ebbe l’onore di suonare la chitarra di Luigi Tenco, restaurata dopo 40 anni, grazie alla disponibilità di Pepi Morgia, direttore artistico della rassegna Restauro in Festival.



Perchè Sanremo è un soffritto di musica! In bocca al lupo Chiara!

Nadia Macrì

giovedì 16 ottobre 2014

Ferdinando Calcagnile si racconta preparando la torta streusel di mele

Unire musica e cucina è facile quando hai davanti Ferdinando Calcagnile, autore radiofonico, blogger  ma anche psicologo e giornalista per una rivista di psicologia e tante altre cose, fra cui pasticcere mancato o meglio pasticcere aggiunto! Uno che gli amici li accoglie a tavola, fra dolci ed eleganti prelibatezze. Un cuoco perfetto, il marito ideale che prepara la cena, ma non dimentica la rosa… e in effetti essendo un marito ideale è ancora single, quindi donne in cerca di sistemazione, sappiate che c’è speranza! 

Ferdinando Calcagnile con Emma Fuggetta in arte Bianca
Io l’ho conosciuto durante l'ultimo Festival di Sanremo, quando dalla sala stampa sosteneva fra le Nuove Proposte l’amica torinese Bianca, presente alla kermesse con il brano Saprai, e quindi grazie un’amica artista in comune ci siamo conosciuti e ho potuto apprezzare la sua capacità di coronare ogni avvenimento importante e bello con un dolce che dedica anche a distanza, ma lo prepara come se la persona a cui è indirizzato fosse lì con lui.

Io ho sempre detto che aspetto il suo libro di ricette, ma sono anche fra le fortunate che qualche ricetta l’ha pure ricevuta e subito sperimentata con successo e perciò l’ho raggiunto per chiedergli di condividere con Cotti e Suonati una storia. Ci siamo infatti lasciati con pane e storie di Ilenia Speranza, rimaniamo a Torino, dove abita anche Ferdinando e raccontiamo la storia di un dolce. Perché dietro ad ogni dolce c’è sempre una storia e lui ha scelto di raccontarsi con la torta streusel di mele che ha preparato per l'occasione come potete vedere dalle meravigliose foto.


Hai scelto un dolce molto nordico, eppure sei molto mediterraneo. Ci racconti il perchè di questa scelta?
La torta streusel di mele è un classico dolce diffuso nel Nord Europa e soprattutto in Germania...e questo mi riporta indietro nell'adolescenza quando ho visitato Hamburg per la prima volta. E' stato il mio primo viaggio che ho affrontato a soli 16 anni e lo ricordo sempre con immenso piacere. E' un dolce che amo molto anche se la provenienza si discosta tanto dalle mie origini prettamente mediterranee... ma è anche vero che le mie caratteristiche fisiche possono far pensare il contrario! E' un dolce che amo preparare soprattutto in autunno anche se si presta molto bene anche in estate se gustato con le albicocche. Ma poiché amo tutte le stagioni posso consigliare anche un frutto esotico come il mango: questa versione è fantastica!

Partiamo dagli ingredienti: qual è quello principale?
Non c'è un solo ingrediente principale a mio parere, il dolce è fortemente caratterizzato dal sapore rustico ottenuto abbinando la mela con lo zucchero di canna a cui si aggiunge il delicato sentore di mandorla e questo credo sia la prima impressione al palato.

E se trasformiamo mele, zucchero di canna e mandorle nella tua vita, cosa diventano?
Le sensazioni del palato attraverso le parole, le immagini e i suoni legati ai ricordi stimolano altri organi di senso che conducono gli amanti della pasticceria e della cucina in generale, ad un’arrendevolezza che è “puro” amore per il dolce, il cibo, ovvero amore per la “vita”. Io sono una persona solare, ottimista, curiosa e con un senso critico spiccato. Questi ingredienti se trasformati nella mia vita diventano “molecola di felicità”… riescono ad apportami benessere poiché il triptofano presente in essi viene trasformato in serotonina e questo è uno dei motivi per cui non sono quasi mai triste. Certo è che io, come chiunque, vivo anche periodi di stress emotivo (a chi non è mai capitato di perdere una persona cara, la fine di una storia d’amore o di un’amicizia…), ma il gioco è presto fatto: mi armo di una penna, un foglio di carta e accompagnato con l’ascolto di piacevole musica “emergente” scrivo i miei pensieri… se a ciò si aggiunge anche una torta preparata da me e una buona compagnia, allora tutto cambia! 

Ma per fare un’ottima torta streusel di mele, oltre le mele, lo zucchero di canna e le mandorle, cosa dobbiamo procurarci?
In realtà questi sono gli ingredienti principali della buonissima torta streusel di mele… ad ogni modo si aggiunge anche il burro, della scorza di limone, due uova, la farina, un cucchiaio di latte e un cucchiaino di lievito per completare questa ricetta. Io consiglio le mele Golden Delicious o le Royal Gala. E’ un dolce da servire caldo o a temperatura ambiente.

Ma in una torta quale ingrediente non può mancare mai?
Sicuramente non può mancare un ingrediente essenziale come l’amore…per noi stessi e per gli altri. Perché quando ci dedichiamo alla pasticceria e prepariamo un buon dolce per noi stessi alimentiamo principalmente quanto ci vogliamo bene. E poi è piacevole preparare le decorazioni con entusiasmo e soprattutto ci si deve divertire. Preparare una torta solleva il tono dell’umore, aumenta l’autonomia, l’autosufficienza e poi ci si può sbizzarrire, spezzare la monotonia con un sottofondo musicale perché in pasticceria, come in amore, non bisogna avere fretta. Preparare un dolce per altri è un modo piacevole per trasmettere tutto il nostro affetto che viene percepito e ricambiato (anche se ho avuto spiacevoli esperienze con delle amicizie e me ne sono persino pentito). Ma sono sempre per le situazioni in cui vi è la possibilità di scambiare emozioni positive, le quali fanno da rinforzo ai nostri legami. 


Torniamo alla ricetta della torta, che tu stai preparando anche per noi… spiegaci un po’ il procedimento. Perché come le persone anche gli ingredienti non vanno tutti d’accordo, c’è qualcosa che va messo per primo e qualcuno per ultimo. Giusto?
Di fatto è una torta di estrema facilità nell’esecuzione, bisogna dapprima sbucciare e privare del torsolo le mele, tagliarle a dadini e spruzzarle con il succo di limone. Si fanno scaldare 60 gr. di burro in una larga padella su fuoco medio, si aggiunge lo zucchero e si mescola fino a quando sarà sciolto. Unire le mele e la scorza di limone, cuocere per 5-10 minuti. Si monta il burro  rimasto (165 gr.) con lo zucchero di canna e la vanillina fino ad ottenere una crema soffice. Si aggiungono le uova, le mandorle in polvere e la farina setacciata alternata al latte. Si incorporano le mele e si mescola con un cucchiaio. Versare nelle stampo.  

Quindi informiamo a 170 gradi per 45/60 minuti e otteniamo questa bontà! Tu l'hai decorata e presentata con i colori autunnali, manca solo di accompagnarla con una buona musica. Cosa facciamo partire?
Cosa facciamo partire? Autunno: nostalgia, stupore, calore… mettiamo sul piatto un 45 giri, godiamoci il fruscio della puntina sul vinile e lasciamoci trasportare dal ritmo trascinante di un brano in cui “musica e parole” come dice la grande Loredana Bertè, sono in contraddizione. Vai con il twist: sceglierei Diana di Paul Anka e perché no Delilah di Tom Jones. 


Sono ancora incerto, però, ho ancora una scelta. La bella stagione è finita ma tornerà! Così accade anche con l’amore, quello vero, e porgendo l’orecchio ad un genere a noi lontano, il musical anglosassone Love Never Dies dall’omonimo spettacolo… “i cuori si possono spezzare…  ma l’amore resiste… la vita sarà fugace ma l’amore vivrà per sempre”.


Cosa aggiungere? Come una foglia trasportata dal vento, da queste melodie e dalla torta streusel di mele che sa di ottobre, di Torino, di magia. Grazie Ferdi! 

 Nadia Macrì


lunedì 13 ottobre 2014

Briciole di pane... dalla tavola al teatro con Ilenia Speranza

 

In questo viaggio, dove io e Alessia useremo le parole e le immagini per raccontare ciò che unisce suoni e sapori, io voglio partire dall'alimento più semplice, ma più nobile: il pane. Acqua, farina, lievito e sale. Bisogna impastare il tutto con forza e determinazione, e poi avere la pazienza dell'attesa per la lievitazione naturale, e preparare il forno alla temperatura ottimale. Gesti semplici, ma che sanno del sudore del lavoro e che profumano di pane. Gesti che riportano al secolo scorso quando il pane si faceva in casa, e si mangiava tutto, anche le briciole. 

La storia del pane ha tanta musicalità nella sua fragranza e degli artisti di Torino questa storia l'hanno portata a teatro. Briciole di Pane. Di e con Ilenia e Andrea Speranza, con la regia di Diego Casale (del duo comico Mammuth, sì proprio quello di "è la mia volta?"!). Ho raggiunto Ilenia, che di "mestiere racconta storie" e le ho chiesto di spiegarci questo spettacolo teatrale che la vede protagonista.

Da dove è partita l’idea di portare a teatro il pane?
Le merende a casa della nonna. Insuperabili! E i suoi racconti. La voglia di non dimenticare ciò che è semplice eppur nutriente. E poi il grande onore di avere con me sul palco mio fratello Andrea.



Il pubblico come reagisce?
I bambini vorrebbero entrare con noi nella scenografia e giocare come facciamo mio fratello ed io durante lo spettacolo. Gli adulti, invece, ricordano con noi i momenti della loro infanzia… Quando il pane sapeva di pane, la pastasciutta d’amore, la pappa al pomodoro era una canzone, per la nonna cucinare era una missione per riempire di cibo buono, cuore, occhi, pancia e …passione!


Ma a te quanto piace il pane e quanto ne mangi?
Tantissimo! Lo mangerei sempre. A colazione, a pranzo, a cena, nel mezzo della mattina o del pomeriggio. Con la nutella, il burro, il salame, il formaggio… Senza dimenticare la focaccia. E la pizza. E i biscotti. E le torte…



Pane e...?
Storie! È un ottimo abbinamento per un pomeriggio spensierato e “fantastico”.


Ovviamente un blog di musica e cucina non può concludere l'articolo senza dare la ricetta di Pane e storie!
La ricetta è semplice, basta ripetere: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano". Il pane può anche essere quello senza glutine, poco importa, perché si scrive pane, ma si legge amore.

Non può mai mancare a tavola l'amore, e quando pranzi o ceni da solo e non hai nemmeno un gattino con cui condividere le briciole, l'amore deve trovare spazio a tavola lo stesso. Amarsi, mangiar sano e sognare. Pane, amore e... tutto il resto è musica!




Nadia Macrì

Agricoltura e musica indipendente. “Seminare il futuro” si può se l’“indipendenza” mette radici.




Inauguriamo il primo post del nostro blog Cotti e Suonati, parlandovi di una bella iniziativa, che la scorsa domenica, 12 ottobre, si è svolta in tutti i paesi del mondo e cui abbiamo partecipato nella nuova veste di Cotte e Suonate “raccogliendo” un insolito accostamento tra musica indie e agricoltura biologica all’insegna dell’indipendenza.


Vi spieghiamo come l’indipendenza..mette radici!


Seminare il futuro! È il titolo dell’evento che anche in Italia ha avuto i suoi “germogli” sottoforma di aziende agricole biologiche e biodinamiche che fanno della lavorazione e della produzione di cibi no geneticamente modificati e della tutela della biodiversità dei prodotti, la loro ragione di vita e che attraverso l’atto della semina collettiva, hanno reso protagoniste le persone comuni, rendendoli seminatori e seminatrici di cereali per un giorno!


Com’è nata l’idea?



Ci hanno pensato due agricoltori svizzeri che nel lontano 2006, al fine di sensibilizzare la popolazione sul tema della provenienza del cibo e del futuro dell’agricoltura, hanno ideato l’iniziativa Seminare il futuro, sottolineando l’importanza della sovranità alimentare locale  e la consapevolezza che i semi biologici e biodinamici rappresentano una vera opportunità per tutti, dal produttore al consumatore.



Eccovi il loro messaggio indirizzato a tutti i partecipanti, seminatori per un giorno, Ueli Hurter  e Peter Kunz di Seminare il futuro in Svizzera:
 
“Cara Seminatrice e caro seminatore,
seminiamo insieme per un seme libero e contro la brevettazione della vita. Con il nostro seme comune ci prendiamo la responsabilità per il nostro nutrimento. Decidiamo noi che cosa deve crescere sui nostri campi e cosa deve esserci domani sui nostri piatti. Agiamo insieme, produttori e consumatori – organizziamo una festa per il nostro patrimonio culturale e per la Madre Terra che ci sostiene e ci nutre.

Otto anni fa, nella nostra azienda, abbiamo dato vita al primo Seminare il Futuro. Abbiamo sperato  che ci sarebbero state semine in molti altri luoghi – e questo è successo. Oggi ci sono 200 semine all’anno in 12 Paesi. L’Italia è molto forte con 26 semine distribuite su tutto il territorio allo stesso giorno e alla stessa ora. Qui al Nord conosciamo tutti il bel Paese, i buoni prodotti italiani e la cucina italiana. Per i nostri valori il vostro impegno è una porta verso il futuro.
Molte grazie e Buona Semina”!

L’evento, si è svolto contemporaneamente in tutto il mondo ed ha offerto la possibilità di compiere un gesto, nello stesso tempo simbolico e concreto: seminare la terra insieme sporcandosi le mani, tra pietre, terra e sole.
I semi biologici e biodinamici utilizzati nell’iniziativa, provengono da un processo di selezione che rinuncia all’uso degli ibridi e alla manipolazione genetica.


Insomma un’indipendenza e una presa di posizione da tutto ciò che rende artificiale il nostro vivere... 


E proprio all’indipendenza che pensavo quando, tornata a casa con la terra nelle scarpe a reclamare la sua presenza, ho colto e raccolto il senso delle parole di Giancarlo, l’imprenditore Andriese che ha aperto le porte della sua azienda agricola aderendo all’ iniziativa: Seminare e produrre la verità come ci insegna la natura stessa senza artifici e brevetti delle multinazionali che vorrebbero omologare e rendere di un’unica proprietà le sementi..il nostro cibo, la nostra vita.


“E’ come se avessimo negli anni, creato volutamente uomini sterili alla nascita, incapaci in atto di generare vita”.



Per questi motivi, evitando “l’omologazione mainstream” delle multinazionali, nella mia testa ho accostato la cultura biologica del cibo, alla musica indipendente. Quell’idea che, anche se sei una piccola voce all’interno di colonne sonore sempre forti e invasive, puoi e devi avere il tuo spazio, perché esisti, perché sei un seme che va preparato e coltivato.
 
Ho pensato alle piccole grandi etichette che lottano giornalmente con le titolate agenzie dai nomi altisonanti, ai grandi artisti che non riempiono gli stadi, ma riempiono di parole immense la testa di chi ha il coraggio di coglierli, ascoltarli, dando il giusto valore e il giusto peso alla musica e al messaggio.


Magari poi la terra dove ha seminato è troppo pietrosa, il vento in quella stagione ha affossato il raccolto e le piogge hanno mandato all’area tutti i suoi sforzi.


“Distruggere per costruire”…


Ho osservato la mia raccolta di cd, espressione di un mondo sommerso difficile da proporre. Un grano “Cappelli” dall’alto valore simbolico e non solo, da amare e gustare, ma poco conosciuto o conosciuto solo dagli “addetti ai lavori”. 


Ho pensato a me e a Nadia e a questa avventura e la conclusione è che, l’indipendenza mette radici, frutta e crea germogli di speranza.


Sono convinta che a un futuro incerto si reagisca coltivando semi d’indipendenza.

Quell’indipendenza che però deriva dall’impegno e dal sacrificio, che t’invecchia la pelle bruciata dal sole per dodici mesi l’anno, quell’indipendenza che attende la trebbiatura come fosse Natale e non ha bisogno di etichette e rivoluzioni e venti di ri-volta.


Indipendenza che è consapevolezza...è sapere.


Poi ognuno, spenta la radio, conservati i cd, sparecchiata la tavola e ripulito il piatto, continua a vivere la sua vita come meglio crede.


Io però credo nella terra “perché sono legato alla terra e alla terra, mai mi slegherei” – Citazione Musicale. 


Lasciatemi essere Raccolta e Suonata!






Alessia Vanìa

Benvenuti nel nuovissimo BLOG Cotti e Suonati


Si può suonare con i fornelli e cucinare con le note?


Secondo Alessia e Nadia, redattrici musicali, critiche affamate ed ascoltatrici da tartufo, si può eccome, mettendoci il giusto… gusto!


Così, fatta esperienza di sapori e saperi, con la sensibilità e la schiettezza che le contraddistingue, vi faranno leggere ed assaporare nuovi percorsi gastronomici e musicali, all’insegna dell'ironia e della passione, ingredienti fondamentali per ogni loro pietanza, sempre personale e saporita.

In fondo cosa vi aspettate da una pugliese vegetariana con la passione per il tofu e la musica alternativa e da una calabrese tutto pepe, astemia, onnivora di musica emergente e celebre per le sue interviste scottanti?

…vi aspettate di essere Cotti e Suonati?

Bene! Mettiamoci in ascolto tra un fritto pop e un'insalata di note!

Alessia Vanìa e Nadia Macrì... cotte e suonate!